giovedì 27 marzo 2008

L'ingresso al Comunale

foto anno 1960
Durante il quinquennio e precisamente nel 1933 la Juve fa il suo ingresso allo Stadio Comunale, nel quale verranno scritte pagine indimenticabili della storia bianconera. C'è sempre un po' di commozione in tutti i tifosi, nel ricordare il mitico Comunale, lo stadio che ha conosciuto le imprese di Boniperti, Sivori, Charles prima, e di Platini, Bettega, Rossi, poi. Al comunale il pubblico era veramente il dodicesimo uomo in campo.
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Per me sarà sempre il comunale, ci sono stato una volta a vedere la mia amata Juve e diverse volte per vedere gli allenamenti, ma non è questa la sede per approfondire.
Di certo quello stadio è semplicemnte magico.

giovedì 20 marzo 2008

Una Juve d'oro

tratto da juventus.megablog.it/category/palloni-d-oro
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Il Pallone d'Oro,trofeo individuale messo in palio dal periodico francese "France Football" è stato assegnato per nove volte a giocatori che all’epoca del riconoscimento militavano nella Juventus (record), tranne Cannavaro poichè ha lasciato la Juventus dopo aver vinto lo scudetto e il mondiale da BIANCONERO. Infatti lo si deve molto alla Juventus, dato che è proprio con il club torinese che il nostro, è diventato un simbolo per l'Italia e per il calcio nostrano.
Ecco i 17 “podii” ottenuti da 12 diversi giocatori bianconeri nelle 51 edizioni del “Pallone d’oro”:
1959 Charles (3°)
1961 Sivori (1°)
1973 Zoff (2°) 1
982 Rossi P. (1°),
Boniek (3°) 1983
Platini (1°) 1984
Platini (1°) 1985
Platini (1°) 1990 S
chillaci (2°) 1993
Baggio R. (1°) 1994
Baggio R. (2°) 1997
Zidane (3°) 1998
Zidane (1°) 2000
Zidane (2°) 2003
Nedved (1°) 2006
Cannavaro (1°),
Buffon (2°)
Ecco i record assoluti detenuti dalla Signora al proposito:
*maggior numero di vittorie: 9
*maggior numero di vittorie consecutive: 4 (Rossi e tre volte Platini, che ha anche il record individuale di vittorie consecutive)
*maggior numero di “medaglie”: 17 (9 primi posti, 5 secondi e 3 terzi)
*maggior numero di italiani vittoriosi: 3 (Rossi, Baggio, Cannavaro);
È un record: nessuna squadra europea ha fatto meglio!!
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Come è la storia? Qualcuno vaneggia ancora di schede ungheresi o filippine?

martedì 11 marzo 2008

Giampiero Combi


tratto da juworld.net
fonte ilpalloneracconta.blogspot.com

Giampiero Combi era nato a Torino, il 20 novembre 1902. Ha sempre militato nelle file della Juventus; portiere di grande classe, che sapeva, all’occasione, anche giocare in altre posizioni, specialmente in quella d’ala, all’attacco...

Combi fu una delle colonne della squadra della Juventus che dominò per tanti anni in Italia. Per i bianconeri egli vinse cinque volte il Campionato d’Italia: nel 1926, nel 1931, nel 1932, nel 1933 e nel 1934, totalizzando 367 presenze. Formò con Rosetta e Caligaris il più famoso terzetto di difesa che sia mai esistito. Di media statura (1,71), muscolato in modo meraviglioso, aveva una struttura fisica robustissima. Era detto “fusetta”, che in dialetto piemontese significa lampo, petardo. Ferito più volte a seguito di parate ed uscite spericolate, rischiò in un paio di occasioni la vita, per colpi alla testa...

Conclusa la sua vita di calciatore, Combi diventò dirigente. Il suo giudizio era competente e ponderato, fatto di tanto buon senso e tanta esperienza. Mai un apprezzamento azzardato, mai una valutazione che non fosse ben pensata. Nel consiglio direttivo della Juventus portò la sua saggezza, la sua onestà. Venne anche chiamato alla direzione della squadra nazionale con Busini e Beretta in un periodo agitato della vita calcistica. La morte lo coglie nel 1956 mentre cooperava con Umberto Agnelli a risollevare i destini della Juventus: anche grazie a lui ed ai suoi preziosi servigi, la squadra bianconera rivedrà, in poco tempo, le stelle.

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Ho iniziato da lui perchè è stato il portiere dei cinque campionati vinti. Sono orgoglioso degli uomini che hanno costruito la Juventus.

domenica 9 marzo 2008

Una data storica: 24 luglio 1923



Il 24 Luglio 1923, la famiglia Agnelli entra a far parte della Juve con Edoardo, padre di Giovanni ed Umberto, e figlio del fondatore della FIAT, eletto nuovo presidente in sostituzione di Corrado Corradini, autore dell'inno sociale che la Juve adotterà fino agli anni sessanta. In quella Juve esordì in prima squadra il grande Giampiero Combi, portiere del quinquennio. Poi, con l'arrivo di giocatori come Munerati, Rosetta, Bigatto, la Juve vince il suo secondo scudetto nel 1926.
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La Juve agli Agnelli; ieri,oggi e domani

mercoledì 5 marzo 2008

BILBAO 18 MAGGIO 1977

fonte juvenews.net

Il 18 maggio 1977, la formazione bianconera vinceva infatti la Coppa Uefa superando nella doppia finale l’Athletic Bilbao. Dopo l’1-0 di Torino (gol di Marco Tardelli, la squadra di Giovanni Trapattoni perde 2-1 in Spagna (rete iniziale di Roberto Bettega) ma porta a casa il trofeo, anticipando di pochi giorni il bis in campionato, quello del record dei 51 punti. Sarà la sconfitta più dolce della nostra storia. La Juve tutta italiana solleva la Coppa uefa con Giuseppe Furino. L'inizio di un grande ciclo che ci porterà a dominare il mondo.
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credo che non ci sia niente di più affascinante e commovente di vedere la Juventus in bianco e nero alzare il suo primo trofeo internazionale!
queste sono le emozioni,i ricordi,gli uomini e le date che fanno della Juventus una società leggendaria!

lunedì 3 marzo 2008

Correva l'anno 1900

Nel 1900 la Juve si iscrive al primo campionato, ma viene subito eliminata, trovando di fronte avversari molto più preparati di lei. Ma già dopo soli 5 anni arriva il primo scudetto, dopo un palpitante finale a tre contro Milanese e Genoa. Il presidente era Alfredo Dick, che però, dopo alcune accese discussioni di spogliatoio, decise di andarsene e fondò, per "dispetto", il Torino. In questi anni e fino allo scoppio della prima guerra mondiale, la Juve si deve accontentare di un posto di secondo piano rispetto alle altre potenze calcistiche, in particolar modo Casale e Pro Vercelli. Con la fine della grande guerra, la Juve compie grandi passi in avanti fornendo anche alcuni giocatori alla Nazionale maggiore.
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Ammetto la mia ignoranza, ma non sapevo che il bovini city fosse nato come una specie di costola della Juventus, fondato da un nostro ex presidente.
Ammetto che questo fatto descritto sopra lo apprendo solo oggi.
A parte questo mi vengono i brividi quando penso ai nostri giocatori che oltre cento anni fa già vincevano, già dominavo contribuendo a costruire le fondamenta dell'unica vera leggenda italiana: la Juventus!

domenica 2 marzo 2008

Accadeva oggi...


tratto da /ilpalloneracconta.blogspot.com
Nasce a Barengo (Novara) il 4 luglio 1928. La Juventus lo preleva dal Momo, squadra dilettantistica del Novarese, nell’immediato secondo dopoguerra e con i mai traditi colori bianconeri, nell’arco di quindici stagioni, disputa 460 partite (444 di campionato, 13 di Coppa Italia e 3 nell’ambito della Coppa dei Campioni) realizzando 179 goals (178 in campionato e 1 in Coppa Italia).

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Il suo esordio con la maglia bianconera ricade proprio il due marzo 1947! Credo ci sia poco da aggiungere, lui è un pezzo portante e storico della Juventus, ricordo l'abbraccio in mezzo al campo con DelPiero l'anno scorso. Avevo le lacrime agli occhi.

La nostra prima maglia


tratto da juvefan.tifonet.it

La prima maglia era rosa, con cravatta o papillon. Nel 1903 divenne bianconera per cause fortuite.
Un certo Mister Savage, commerciante all'ingrosso di prodotti tessili a Torino nel 1903, giocatore di Calcio, ma soprattutto arbitro designato di determinate partite ufficiali, viste le magliette color rosa ed i pantaloni neri dei giocatori della Juventus, propose loro di rinnovare quell'uniforme, comprando in Inghilterra una nuova e più completa dotazione. Ricevuto l'incarico, Mister Savage si mise subito in contatto con una fabbrica tessile di Nottingham ed inviò l'ordine d'acquisto accompagnato dalla più matrattata delle vecchie uniformi rosa e nere. L'impiegato di Nottingham, vista la scolorita maglietta rosa, credette che fosse piuttosto bianca e macchiata. Quindi, vista la coincidenza tra i colori della Juventus e quelli bianconeri della squadra locale, il Notts County, pensò bene di spedire in Italia una dotazione di uniformi appunto del Notts County. A Torino, quando fu aperto il grosso pacco postale, ci furono esclamazioni di delusione e molte critiche. Le maglie a strisce bianconere non piacquero. Ma non c'era alternativa
, pertanto dovettero adottarle
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Magari non tutti sanno questa cosa, io stesso l’ho saputo non troppi anni fa, probabilmente proprio nell’anno del centenario, dove la Juve adotto una maglia di colore rosa. Leggendo i motivi fortuiti del passaggio ai colori e alla grafica odierna viene da pensare a come certe cose sono incredibilmente segnate nel destino!

sabato 1 marzo 2008

La leggendaria notte del Bernabeu

tratto da juvenews.net

Mercoledì 21 febbraio 1962, Coppa dei Campioni quarti di finale ritorno MADRID (Santiago Bernabéu): REAL MADRID - JUVENTUS 0-1

FORMAZIONE REAL: Araquistain, Santamaria, Casado, Miera, Ruiz A., Del Sol, Tejada, Ruiz Felix, Di Stefano, Puskas, Gento. All. Miguel Muñoz

FORAMAZIONE JUVENTUS: Anzolin, Charles, Sarti, Bercellino G., Garzena, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini. All.Carlo Parola

ARBITRO: Guigue (Francia) RETI: 1T 38° Sivori

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TUTTI in nero facevano an­cora più paura. E loro la paura dovevano combattere. Quella del Santiago Berna­beu, tempio del Real Madrid che nell’anno del Signore 1962 era ancora inviolato. Nessuno in Europa era riu­scito a vincere nella casa dei padroni della CoppaCampio­ni. Così, quando nei quarti di finale di quella stagione, la Juventus perse la prima partita in casa per 1- 0, a Ma­drid erano già pronti a fare festa. La gara di ritorno era attesa come una celebrazio­ne di quello squadrone di ga­lattici ante litteram. Attesa vana, perché arrivò una Ju­ventus tremendista, coman­data da un Omar Sivori as­setato di vendetta sportiva nei confronti dei boriosi spa­gnoli. E, anche cromatica­mente, vestita con il colore dell’arrabbiatura. Tutti neri, maglietta, calzoncini e cal­zettoni, che nel caso di Sivo­ri erano regolarmente ab­bassati alla caviglia. « Faceva paura quello sta­dio. Faceva paura il fatto che loro, su quel campo, non ave­vano mai perso. Ma sbaglia­rono l’approccio, pensavano fosse una passeggiata dopo la vittoria di Torino. E noi arrivammo a Madrid, molto concentrati e determinati. Marcandoli a uomo e con la forza della serenità, perché in fondo neppure noi erava­mo così convinti di vincere in quello stadio e se non aves­simo vinto non sarebbe stato uno scandalo. Eppure, a un certo punto capimmo che po­tevamo farcela. Sicuramen­te dopo il gol. Segnai io, dopo che Charles mi aveva fatto da sponda di testa, andando a prendere un cross in cielo. Lui era formidabile nello svolgere quel lavoro, forti co­me lui non ce ne sono mai più stati. Uno a zero alla fi­ne del primo tempo e loro iniziano ad aver paura. Noi prendiamo coraggio, ma da­vanti avevamo gente come Santamaria, Gento, Pu­skas, Di Stefano... Alla fine pootevamo anche raddoppia­re, all’ultimo minuto fallim­mo il gol del 2- 0 che sarebbe stato quello della qualifica­zione alle semifinali e di una storica eliminazione del Real. E invece finì 1- 0 e si andò alla bella. Brutto ricor­do quello. Si giocò a Parigi e non meritavamo di perdere 3- 1, successero cose incredi­bili in campo, non sono mai stato picchiato come in quel­l’occasione, c’era Pachin che mi massacrò le gambe. Qual­che settimana dopo, Hurrà Juventus uscì con un servi­zio sulla partita e mise una foto delle mie gambe al ter­mine dei novanta minuti. Quell’immagine impressionò anche me. D’altronde all’e­poca il Real era una squadra forte e un club potente » . Di questa splendida sto­ria, che Sivori aveva raccon­tato molti anni dopo, senten­do ancora l’emozione di quel­lo stadio leggendario, rima­ne quindi un’eliminazione amara e beffarda, ma anche il dolce sapore di un’impresa che rimane negli annali del calcio internazionale. Per la prima volta, una squadra europea era riuscita a viola­re il sancta sanctorum del club più titolato del conti­nente. E quella squadra era la Juventus di Charles, Bo­niperti e Sivori.

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Non era ancora nato, ma solo leggendo queste poche righe sono gonfio d'orgoglio!