sabato 1 marzo 2008

La leggendaria notte del Bernabeu

tratto da juvenews.net

Mercoledì 21 febbraio 1962, Coppa dei Campioni quarti di finale ritorno MADRID (Santiago Bernabéu): REAL MADRID - JUVENTUS 0-1

FORMAZIONE REAL: Araquistain, Santamaria, Casado, Miera, Ruiz A., Del Sol, Tejada, Ruiz Felix, Di Stefano, Puskas, Gento. All. Miguel Muñoz

FORAMAZIONE JUVENTUS: Anzolin, Charles, Sarti, Bercellino G., Garzena, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini. All.Carlo Parola

ARBITRO: Guigue (Francia) RETI: 1T 38° Sivori

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TUTTI in nero facevano an­cora più paura. E loro la paura dovevano combattere. Quella del Santiago Berna­beu, tempio del Real Madrid che nell’anno del Signore 1962 era ancora inviolato. Nessuno in Europa era riu­scito a vincere nella casa dei padroni della CoppaCampio­ni. Così, quando nei quarti di finale di quella stagione, la Juventus perse la prima partita in casa per 1- 0, a Ma­drid erano già pronti a fare festa. La gara di ritorno era attesa come una celebrazio­ne di quello squadrone di ga­lattici ante litteram. Attesa vana, perché arrivò una Ju­ventus tremendista, coman­data da un Omar Sivori as­setato di vendetta sportiva nei confronti dei boriosi spa­gnoli. E, anche cromatica­mente, vestita con il colore dell’arrabbiatura. Tutti neri, maglietta, calzoncini e cal­zettoni, che nel caso di Sivo­ri erano regolarmente ab­bassati alla caviglia. « Faceva paura quello sta­dio. Faceva paura il fatto che loro, su quel campo, non ave­vano mai perso. Ma sbaglia­rono l’approccio, pensavano fosse una passeggiata dopo la vittoria di Torino. E noi arrivammo a Madrid, molto concentrati e determinati. Marcandoli a uomo e con la forza della serenità, perché in fondo neppure noi erava­mo così convinti di vincere in quello stadio e se non aves­simo vinto non sarebbe stato uno scandalo. Eppure, a un certo punto capimmo che po­tevamo farcela. Sicuramen­te dopo il gol. Segnai io, dopo che Charles mi aveva fatto da sponda di testa, andando a prendere un cross in cielo. Lui era formidabile nello svolgere quel lavoro, forti co­me lui non ce ne sono mai più stati. Uno a zero alla fi­ne del primo tempo e loro iniziano ad aver paura. Noi prendiamo coraggio, ma da­vanti avevamo gente come Santamaria, Gento, Pu­skas, Di Stefano... Alla fine pootevamo anche raddoppia­re, all’ultimo minuto fallim­mo il gol del 2- 0 che sarebbe stato quello della qualifica­zione alle semifinali e di una storica eliminazione del Real. E invece finì 1- 0 e si andò alla bella. Brutto ricor­do quello. Si giocò a Parigi e non meritavamo di perdere 3- 1, successero cose incredi­bili in campo, non sono mai stato picchiato come in quel­l’occasione, c’era Pachin che mi massacrò le gambe. Qual­che settimana dopo, Hurrà Juventus uscì con un servi­zio sulla partita e mise una foto delle mie gambe al ter­mine dei novanta minuti. Quell’immagine impressionò anche me. D’altronde all’e­poca il Real era una squadra forte e un club potente » . Di questa splendida sto­ria, che Sivori aveva raccon­tato molti anni dopo, senten­do ancora l’emozione di quel­lo stadio leggendario, rima­ne quindi un’eliminazione amara e beffarda, ma anche il dolce sapore di un’impresa che rimane negli annali del calcio internazionale. Per la prima volta, una squadra europea era riuscita a viola­re il sancta sanctorum del club più titolato del conti­nente. E quella squadra era la Juventus di Charles, Bo­niperti e Sivori.

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Non era ancora nato, ma solo leggendo queste poche righe sono gonfio d'orgoglio!

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