FORMAZIONE REAL: Araquistain, Santamaria, Casado, Miera, Ruiz A., Del Sol, Tejada, Ruiz Felix, Di Stefano, Puskas, Gento. All. Miguel Muñoz
FORAMAZIONE JUVENTUS: Anzolin, Charles, Sarti, Bercellino G., Garzena, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini. All.Carlo Parola
ARBITRO: Guigue (Francia) RETI: 1T 38° Sivori
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TUTTI in nero facevano ancora più paura. E loro la paura dovevano combattere. Quella del Santiago Bernabeu, tempio del Real Madrid che nell’anno del Signore 1962 era ancora inviolato. Nessuno in Europa era riuscito a vincere nella casa dei padroni della CoppaCampioni. Così, quando nei quarti di finale di quella stagione, la Juventus perse la prima partita in casa per 1- 0, a Madrid erano già pronti a fare festa. La gara di ritorno era attesa come una celebrazione di quello squadrone di galattici ante litteram. Attesa vana, perché arrivò una Juventus tremendista, comandata da un Omar Sivori assetato di vendetta sportiva nei confronti dei boriosi spagnoli. E, anche cromaticamente, vestita con il colore dell’arrabbiatura. Tutti neri, maglietta, calzoncini e calzettoni, che nel caso di Sivori erano regolarmente abbassati alla caviglia. « Faceva paura quello stadio. Faceva paura il fatto che loro, su quel campo, non avevano mai perso. Ma sbagliarono l’approccio, pensavano fosse una passeggiata dopo la vittoria di Torino. E noi arrivammo a Madrid, molto concentrati e determinati. Marcandoli a uomo e con la forza della serenità, perché in fondo neppure noi eravamo così convinti di vincere in quello stadio e se non avessimo vinto non sarebbe stato uno scandalo. Eppure, a un certo punto capimmo che potevamo farcela. Sicuramente dopo il gol. Segnai io, dopo che Charles mi aveva fatto da sponda di testa, andando a prendere un cross in cielo. Lui era formidabile nello svolgere quel lavoro, forti come lui non ce ne sono mai più stati. Uno a zero alla fine del primo tempo e loro iniziano ad aver paura. Noi prendiamo coraggio, ma davanti avevamo gente come Santamaria, Gento, Puskas, Di Stefano... Alla fine pootevamo anche raddoppiare, all’ultimo minuto fallimmo il gol del 2- 0 che sarebbe stato quello della qualificazione alle semifinali e di una storica eliminazione del Real. E invece finì 1- 0 e si andò alla bella. Brutto ricordo quello. Si giocò a Parigi e non meritavamo di perdere 3- 1, successero cose incredibili in campo, non sono mai stato picchiato come in quell’occasione, c’era Pachin che mi massacrò le gambe. Qualche settimana dopo, Hurrà Juventus uscì con un servizio sulla partita e mise una foto delle mie gambe al termine dei novanta minuti. Quell’immagine impressionò anche me. D’altronde all’epoca il Real era una squadra forte e un club potente » . Di questa splendida storia, che Sivori aveva raccontato molti anni dopo, sentendo ancora l’emozione di quello stadio leggendario, rimane quindi un’eliminazione amara e beffarda, ma anche il dolce sapore di un’impresa che rimane negli annali del calcio internazionale. Per la prima volta, una squadra europea era riuscita a violare il sancta sanctorum del club più titolato del continente. E quella squadra era la Juventus di Charles, Boniperti e Sivori.
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Non era ancora nato, ma solo leggendo queste poche righe sono gonfio d'orgoglio!
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